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Apr 2021
8m 17s

G.R. (Maggio 2017 – Luglio 2017)

Filippo Ruggieri
About this episode
Non c’è cosa più bella che vivere un anno in una scuola o in un’accademia di teatro. La magia che si crea in quel contesto è inimitabile nel mondo fuori. Sicuramente il mio anno in accademia a Roma è stato tra i più i intensi, belli, emozionanti e anche tristi della mia vita, in quanto vivere le emozioni dalla radice genera quel gelo di cui parlava Eduardo De Filippo, per citarne uno.
Non racconterò però di quell’anno di accademia da cui fui cacciato talaltro, ma per farvi capire quanto fosse entusiasmante per me, voglio assicurare che spesso facevamo esercizi di intesa intima tra coppie e io personalmente ho baciato tantissime ragazze a scopo di esercitazione emotiva attoriale e questo mi esaltava da paura. La più intensa fu quando mi rifiutai di fare determinati esercizi con uomini, ovviamente, non perché mi infastidisse sperimentarmi a livello omosessuale, cosa che non ho mai fatto, ma perché mi fanno proprio schifo gli uomini. Poi certe cose anche se sono sperimentazioni su un palco creano comunque intimità e non voglio quell’intimità con un mio compagno di corso. Questa tipologia di esercitazione non è un semplice bacio scenico per intenderci, ma qualcosa di molto più sessuale.
La buona notizia è che quel giorno poi mi misero in coppia sempre con una ragazza, per renderle difficile l’esercitazione ci misero davanti al suo fidanzato e io dovevo praticamente scoparla senza scoparla davanti a lui. Grande esercitazione, temo che lui mi abbia odiato e devo ammettere che la ragazza in questione mi ha mandato sguardi per tutto l’anno ma nulla di fatto, non sono riuscito ad andare oltre e non me la sono neanche sentita di forzare la mano. Era da sfigati tramutare l’esercitazione in vita vera.
In ogni caso, l’esperienza di cui voglio parlare adesso riguarda il mio primo anno di Teatro, in una scuola pomeridiana nelle mie zone, dove ho messo basi solide che mi accompagnano ancora oggi e dove ho vissuto la vera magia di quel mondo, grazie anche al regista Silvio Araclio, un uomo immenso che mi ha fatto innamorare della recitazione. Un uomo che invitava all’amore e all’amare.
Tutto l’anno mi concentrai nella seduzione di una ragazza che non era neanche così carina, però mi sembrava proprio lo stereotipo della brava ragazza, ero ancora stupidamente a caccia della donna giusta. Purtroppo aveva un problema alla pelle e emanava un odore che non mi piaceva proprio e allora fui costretto a rinunciare. Decisi all’ultimo di cambiare preda: una ragazzina carinissima, tanto bella quanto scrausa sul palco e allo stesso tempo sempre imbottita di profumo ma un tantino minorenne.
Ormai era maggio, le margherite sbocciano e pavoni tirano fuori la coda. Dopo averle dato una buona dose di attenzioni le do appuntamento nella sua città dove passiamo un pomeriggio piacevole a conoscerci. Pomeriggio che si conclude con un romantico bacio di cui conservo ancora una foto e con l’incontro fortuito con suo padre. Una branda di un metro e novanta che faceva il buttafuori e di cui lei era perdutamente innamorata. Mi squadra un po' ma capisce che comunque sono un bravo ragazzo, anche se mi guarda con lo sguardo di chi sta capendo che la sua bambina sta per diventare adulta.
La madre di lei invece mi amava, si fidava di me, nonostante la frequentassi da giusto qualche settimana voleva conoscermi e io tirai la corda dicendo che non era il caso. Non perché non volessi, ma perché le mamme sono pericolose. Fuggendola però la sfidai letteralmente e questa si è rivelata una pessima mossa.
In ogni caso, era il mio compleanno e lei il giorno dopo è venuta da me con una maglia in regalo, ma il vero regalo volevo farglielo io.
La portai nel cosiddetto “scopatoio”, una sorta di piazzale all’aperto fronte mare dove appunto ci si perde in attività promiscue o nell’abuso di sostanze e lì io mi rendo conto che lei ha avuto pochissime esperienze. Lentamente la bacio e inizio a toccarla, captando un’eccitazione spropositata. Per la prima volta in vita mia mi sono sentito un cazzo di pedofilo. In fondo aveva 17 anni, io 22, lei era completamente consenziente e l’ho corteggiata per un mese buono con parole dolci e carezze prima di arrivare al punto. Volevo vivere un ultimo sprazzo di adolescenza attraverso lei. Fu l’ultimo, poi la vita adulta venne a bussare alla mia porta violentemente.
Come spesso accade mi faccio prendere la mano… La inondo della mia passione, procurandole una crisi ormonale che la porta ad avere un ritardo di un mese, diverse ascesso e un cambio proprio fisico. Lei si spaventa e i medici le dicono che è tutto normale a seguito della frequentazione di un ragazzo più grande e più esperto di lei. Pazzesco. Iniziai a farmi qualche domanda sul fatto che stessi sbagliando qualcosa trattandola come una mia coetanea.
Finito il saggio, apparte un paio di incontri di natura puramente sessuale ci perdemmo di vista. Ricordo quando le tornarono finalmente, eravamo nel mio garage sopra al pianoforte dove sbattevo la mia ex e vedendo una goccia di sangue che colava la bendai così che non si accorgesse di nulla e quando finimmo mi disse:
- C'è il sangue! Ma te n'eri accorto?
- Se te lo dicevo ci saremmo fermati?
- Sì...
- Ecco perché non te l'ho detto.
Dovevo andare a trovarla e io notavo che qualcosa era cambiato in noi. Non so spiegare bene cosa accade, avevo la sensazione di averla letteralmente consumata. Andai una sera e lo facemmo in spiaggia... C'era altra gente ma a me non fregava un cazzo, lei stette al mio gioco perverso ma oltre al solito stupore eccitato di chi stava trasgredendo per le prime volte, riconobbi in lei vergogna e compassione per sé stessa, tanto che le dissi a fine serata che io giocavo ma che per me andava bene tutto, mi bastava stare insieme. Lei mi tranquillizzò, ma alle sue parole non combaciano i suoi sentimenti.
Un giorno andai nel pomeriggio, lei aveva cambiato look ed era completamente svuotata a livello emotivo. Apatica. Fu uno dei pomeriggi peggiori della mia vita: quella splendida giovane ragazza piena di vita si era trasformata in un cadavere ambulante.
Non sapevamo dove andare, cosa fare, di cosa parlare.
Presi il treno consapevole che sarebbe stata una delle ultime volte e difatti da lì iniziò a evitarmi. Io andai in escandescenza, iniziai a pretendere delle risposte, così mi consentì un incontro.
Scendemmo in spiaggia, mi disse che non sapeva come dirmelo ma che non potevamo più vederci. Io la ascoltai... Mi guardava con le lacrime agli occhi, era sinceramente dispiaciuta e un po forse ancora innamorata, ma probabilmente aveva ricevuto pressioni dall'alto e anche lei si era convinta che quello che stavamo vivendo non era giusto per la sua età.
Le nostre esigenze non combaciavano. Aveva ragione. Fu di una maturità spiazzante in quell'incontro. Quando l'ho conosciuta l'ho approcciata come un uomo, in pochi mesi ero diventano un bambinone bisognoso e lei, iniziava ad avere dei tratti da vera donna. Non potevo crederci che quella ragazzina mi stava scaricando, guardavo il mare ferito nell'orgoglio, mi sentivo un fallito.
- Non voglio ricordati come una delle tante...
Mi limitai a dire questo e poi la abbracciai. Sapevo che stava facendo la scelta giusta.
Ci ho messo i soliti ventuno giorni per dimenticarla, ovvero il ventiduesimo mi alzai dal letto senza sofferenza addosso. Mi sembrò un'eternità e finita l'agonia capii che un infatuamento fa male sempre e con chiunque. Iniziai a preservarmi più spesso il cuore, ma non ci sono riuscito quasi mai a essere sincero.
L'ultimo ricordo di quella sera? Andai io da mio padre, che vedendomi a terra mi disse:
- Lo so come ti senti. Non c'è sofferenza più triste di quella per un amore perduto.
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