In quel tempo io e tutti i miei amici eravamo vittime di un sistema che girava attorno al mercato della cocaina. La situazione si stava facendo pesante e uscirne non era diventata una questione solo individuale, per questo decisi di andare in Spagna per qualche tempo, per disintossicarmi e per non ritrovarmi coinvolto.
Ero in casa con altri due fratelli che lavoravano lì, a Sevilla, e mi chiamavano “L’eremita del Trullo” in quanto stavo nella mia stanzetta tutto il giorno a combattere la mia guerra.
Onestamente sono partito con l’idea di restare, c’era anche la possibilità di fare un lavoretto ma lo stipendio era basso e avevo un mese di tempo per imparare la lingua.
Della Spagna porterò sempre dentro la mentalità e la pace di quei luoghi, oltre a una bellezza architettonica che mi lasciò a bocca aperta. Tuttavia esprimermi era l’esigenza più importante per me, soprattutto in quell’età: pur imparando lo spagnolo, i miei concetti sarebbero stati complessi da convertire e quando ho provato ad abbordare qualche ragazza, non riuscivo a farmi capire come volevo. Perdere la lingua voleva dire perdere la mia identità, una cosa a cui non avrei mai rinunciato e ancora oggi non sono minimamente interessato ad una prospettiva di vita all’estero per questa ragione.
Dato che lì era quasi legale, decisi di elemosinare un po' di affetto attraverso il contorto mondo della prostituzione.
Per molti non si può considerare una storia il rapporto sessuale con una mestierante, ma si sbagliano: nel mentre vivi a fatti concreti un’esperienza in prima persona con un’altra persona e anche se c’è un accordo verbale che si basa su una retribuzione, questo non toglie il confronto con un altro essere umano.
Presi due autobus in compagnia di uno dei miei due amici e andammo in questa villetta che altro non era che una casa chiusa.
Si chiamava “El Blanco y Negro” e ciò che mi sorprese a primo impatto fu che il pappone era una donna. Una signorotta un po' gobba che sprizzava energia da tutti i pori e al nostro ingresso ci fece accomodare in una stanzetta accogliente, per poi tornare gridando: Las Chicas!
Entrarono una alla volta queste donne, alcune bellissime, altre veramente inquietanti, ma il listino prezzi rientrava nel mio budget e subito ho capito dove avrei indirizzato la scelta. Paula, di soli 26 anni, sembrava uscita da un film.
Mi porta in una camera igienizzata e tenuta con una professionalità sconvolgente. Mi spoglia, mi mette a mio agio e fa volare il tempo.
Provo a toccarla ma lei indica le mie parti intime e mi intimidì:
- Solo con Esto! Te mato!
- No està problema. - rispondo.
Terminato il tutto, ero ovviamente proiettato al ritorno, ma lei, desiderosa di spellarmi altro denaro che non avevo, inizia a parlarmi. Io non la calcolo proprio e questa dinamica la porta ad aprirsi. Mi raccontò delle cose di lei, io ovviamente non capivo molto ma percepivo che la compra vendita era finita e che quello che stavamo vivendo iniziava ad avere le sembianze di un rapporto umano.
Mi chiede cosa stessi facendo lì dall’Italia e io con sincerità le dissi che stavo smettendo di drogarmi. Mi dice che se voglio può aiutarmi a trovare un po' di droga di ogni tipo, ma fuori di lì. Io cerco di spiegarle che non ero affatto interessato.
Usciamo dalla stanza, la pappona mi domanda come sono stato e io la ringrazio dicendo che la professionalità di quel luogo è sorprendente. Accade qualcosa che mi è rimasto, qualcosa che mi ha portato a raccontare questo racconto, Paula mi abbraccia con affetto e dichiara:
- Mi amor.
La cosa mi tocca in qualche modo, non sono stupido, so che è il suo lavoro ma non posso negare che sia stato un bel momento e che mi porto dietro un bel ricordo di lei, ancora oggi.
Uscito da quel villino, ho raggiunto il mio amico che si è divertito a sentire i miei racconti, ma la verità è che mi sentivo ancora più vuoto di prima e con qualche soldo in meno.
Quella notte decisi che sarei tornato a casa, in Italia, avrei detto no ad ogni offerta proveniente dal mondo da cui fuggivo e che non avrei mai più usato droghe pesanti in vita mia.
Partii qualche giorno dopo. Che bella Roma vista dall’altro, la guardavo ascoltando La Cura di Battiato in versione live con l’orchestra.
Toccai terra a Fiumicino, non solo metaforicamente, la tocca con le mani: baciai l’asfalto. Il mio esilio era finito. Era l’inizio della mia nuova vita, nel paese che amo e che non lascerò mai. Nel viaggio verso la mia Roseto mi sentivo così felice.
Qualche anno dopo sono andato diverse volte con delle prostitute in un’unica mesata, ne ho fatto indigestione e poi ho smesso. Nessuna come Paula e anche se mi sono divertito con ognuna di loro, nessuna mi ha mai nominato suo padre.